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Introduzione al viaggio in DPRK
L'arrivo a Pyongyang e l'albergo
Prima trasferta extraurbana
23/4 in Pyongyang
24 aprile atrocità USA
Le grandi parate del 25/4
26/4 Viste 6 cose!
27/4 cinema, sanità e bambini
28/4 tensioni nel gruppo
29/4 oggettistica!
30/4 ultimo giorno
Conclusione
DPRK aprile 2007: introduzione

Mi chiamano Botman, sono un viaggiatore internazionale che vive in Italia centrale; vi voglio raccontare di una delle mie esperienze di viaggio più significative.
Un viaggio organizzato molto bene: per dieci giorni, ogni giorno ci hanno fatto vedere 2 o 3 cose interessantissime.
Almeno fino al tempo in cui scrivo queste righe, in DPRK si può viaggiare solo con viaggi organizzati e controllati dal governo della DPRK, che, attraverso l'Associazione Amici della Corea (KFA) e poche altre strutture, selezionano i partecipanti e cercano di dare la migliore immagine possibile del loro paese. Io faccio parte già da un paio di anni della summenzionata associazione, e da tempo ho sentimenti di simpatia per il popolo coreano e per il suo leader Kim Jong Il.

La Korean Friendship Associacion mi ha dato l'opportunità di visitare questo straordinario paese, e io, nonostante il costo non proprio a buon mercato, non mi sono lasciato sfuggire quest'occasione, poichè è un'opportunità che potrebbe non ripetersi. Oppure potrebbe cambiare il regime, e allora quel paese non sarebbe più lo stesso: lo straordinario interesse che provo per quel paese è infatti dovuto al suo regime, un regime unico al mondo, che da sessant'anni teme di essere attaccato e distrutto dagli Stati Uniti d'America e pertanto da sessant'anni si è barricato in una nazione-fortezza, ultraarmata.

I nord-coreani non hanno tutti i torti a sentirsi minacciati: nel passato gli Stati Uniti li hanno già attaccati alcune volte e attualmente li tengono sotto la costante minaccia di decine di armi nucleari stanziate nella Corea Meridionale. Il regime della DPRK non è pericoloso: finora, in sessant'anni di pace, non ha mai attaccato nessuno dei suoi vicini, nè ha mai minacciato nessun altro stato mondiale e pertanto non rappresenta un pericolo internazionale, a differenza di quanto voglia far credere il governo degli Stati Uniti.

Comunque non ammiro il regime della DPRK per la sua forza militare, ma bensì per il fatto che è un regime che produce arte! Ovunque nel paese si vedono straordinari monumenti d'arte moderna, e specialmente nella capitale, Pyongyang.
Pyongyang è una capitale moderna e bellissima: strade larghe, tanto verde, pochissimo traffico e tanti, tanti monumenti meravigliosi. Un progetto urbanistico di primordine. Anche a Pyongyang ci sono i grattacieli, ma sono ben distanziati gli uni dagli altri e si ha l'impressione generale di una città ariosa e piacevole.

Il mio viaggio prevedeva l'incontro con il gruppo il 20 aprile presso l'Hotel Red Wall in Beijing. Io ho alloggiato là dal giorno prima e il 20 ho incontrato il gruppo. Ho pagato il saldo del viaggio, circa 2200 €, in contanti, nella stanza d'albergo del capogruppo, a porte chiuse, in una strana atmosfera di clandestinità.

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Come potete vedere il gruppo era cosmopolita. Il programma prevedeva però che gli americani rimanessero solo 4 gg. C'era anche una specie di troupe spagnola, gli unici 2 giornalisti ammessi ufficialmente nel gruppo, che non hanno voluto partecipare alla foto di gruppo poichè stavano facendo delle riprese; manca anche un altro catalano, un simpaticone che parlava con una voce buffissima. Mancano pure un ragazzo thai, aiutante personale di DeBenos e un inglese. Quasi tutti persone molto piacevoli e simpatiche.

Diario di viaggio: l'arrivo
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21 aprile, il sogno si avvera, oggi sono arrivato in DPRK!
Io e il gruppo siamo decollati dall'aeroporto di Beijing ed abbiamo volato con uno sfavillante quadrimotore Ilyushin IL 62 della Air Koryo, la compagnia di bandiera della DPRK: lo potete vedere nella foto affianco.
L'IL 62 è probabilmente dopo il Concorde il più bell'aereo civile mai costruito. Ha i difetti di tutti gli aerei civili moderni, e cioè oblò troppo piccoli e sedili della classe economica troppo stretti, ma per il resto è affidabile e può vantare un decollo molto più dolce e confortevole dei suoi concorrenti americani.
Come prima cosa usciti dall'aeroporto di Pyongyang, ci hanno portato davanti a una gigantesca statua di Kim Il Sung e ci hanno fatto inchinare davanti a lui, giusto tributo di rispetto per un uomo che ha fondato una nazione straordinaria.
Poi ci hanno portato in albergo, il gigantesco Hotel Sosan, (ex 4 stelle). Si entra in una hall gigantesca e gelata, se non ti copri ti buschi un raffreddore. Dapprima mi danno una stanza al 19 piano, fredda, sono preoccupato che mi ritorni la febbre, ma poi riesco a scambiarla con una al 20esimo piano, dove tutte hanno il pavimento riscaldato, una delizia a 26ºC, ci sto benone. La stanza è molto ampia, i letti sono molto comodi, il bagno è dotato di vasca. L'albergo è circondato dal verde e dalla finestra si vede un campo-pratica di golf e i grattacieli di Pyongyang sullo sfondo. Si vedono anche due strane ciminiere che alternano fumo bianco a fumo scuro. Mikel, abituato al freddo mar Baltico, aveva troppo caldo e ora invece nella stanza al 19esimo sta benone pure lui.
Il Sosan ha 30 piani, 2 ristoranti, sauna, massaggi, tavoli da biliardo e 2 negozi. Ma per il resto l'albergo è piuttosto malandato; nei corridoi la moquette è mal posata; le chiavi delle stanze sono normali, non a scheda; su 4 ascensori ne funzionano solo 2; quando ho aperto l'acqua calda per farmi un bagno sono uscite strane incrostazioni; e alcuni del gruppo lamentano la presenza di scarafaggi nella loro stanza. Ma la cosa peggiore è sicuramente il cibo: si mangia da schifo!

Prima trasferta extraurbana

22 aprile 2007.
MATTINO ci caricano su un pullman e facciamo una lunga trasferta urbana in autostrada verso sud. L'autostrada è ottima, ben tenuta e abbellita da elementi decorativi. La buona impressione è aumentata dal fatto che è praticamente deserta.
Vedo a lungo per la prima volta la campagna coreana, molto dedita all'agricoltura; ARANO ANCORA I CAMPI CON L'ARATRO TIRATO DA UN BUE! Ciò può destare sorpresa, ma certo non scandalizza se si pensa che anche in svariate parti d'Europa si usa ancora questo stesso metodo. Anche l'allevamento è praticato: si vedono svariate capre, ma nessuna pecora.
Attraversiamo 3 o 4 check-point militari; avverto un certo disagio poichè non sono ancora sicuro se e quando sia permesso fare fotografie. Facciamo anche uno stop in un autogrill, di quelli a ponte, che si vedono spesso sulle autostrade italiane. Per l'occasione nello spiazzo del parcheggio avevano allestito dei banchi di vendita di frutta e souvenir, tenuti da graziose signorine.

Dopo alcune ore di marcia arriviamo in prossimità del confine con la Corea del Sud, dove ci fanno fare una accurata visita al sito dove è stato sviluppato e firmato l'armistizio della Guerra di Corea.
L'armistizio dura tutt'ora, ma non è stato mai firmato un trattato di pace. Ecco perchè la DPRK vive sotto il costante incubo di un attacco americano. Questo fatto costringe la DPRK a distogliere grandi risorse per la difesa. È incredibile quanti danni e quante sofferenze hanno causato gli americani in tutto il mondo con le loro guerre; sofferenze che perdurano anche dopo la fine delle ostilità, come nel caso di Cuba, o della DPRK, appunto.
alsud.jpg C'era un militare in divisa che spiegava, e mr Chen, una delle nostre guide, che ci traduceva in inglese. In una sala con un grande plastico, ci hanno spiegato l'andamento della guerra, ci hanno mostrato una grande sala con un tavolo dove sono state condotte per mesi estenuanti trattative, e poi ci hanno portato nella baracca proprio sul confine dove è stato firmato il trattato di pace. Metà della casetta si trova nel territorio nord-coreano, l'altra metà in quello sud-coreano, e la linea di confine taglia in due il tavolo principale. In quell'occasione io sono sconfinato per qualche minuto nella Corea del Sud: vedi foto affianco; c'erano guardie e telecamere dappertutto. Durante tutto il tempo della visita sia io che altri componenti del gruppo provavamo uno strano miscuglio di sentimenti che non riuscivamo a inquadrare.

Per pranzo siamo andati a mangiare a Kaesong, l'antica capitale. Ci hanno portato all'interno di un edificio facente parte di un vecchio quartiere tradizionale, ristrutturato e trasformato in un albergo per turisti. Ottimo pranzo, molto divertente: converso e scherzo piacevolmente con Paul, Robert, mrs Pimonwon e Edgar.
Nel POMERIGGIO ci hanno fatto visitare un sito storico, con la riproduzione di una antica tomba. Purtroppo mi sentivo male dal sonno, per la mancanza della siesta e del caffè.
Siamo tornati a Pyongyang al crepuscolo. Che emozione: una città grande, ariosa, con tanto verde. Tanti palazzoni e grattacieli illuminati la sera, ma niente illuminazione stradale! I lampioni ci sono, ma sono spenti, e le strade sono illuminate solo dai fari delle macchine che passano; era uno spettacolo apparentemente irreale, unico, mai visto e vissuto in nessuna altra parte del mondo, che rinforzava in me la consapevolezza di essere coinvolto in una delle esperienze di viaggio più straordinarie della mia vita.

23 aprile, GIORNATA INTENSISSIMA IN PYONGYANG

Oggi a colazione ho appreso che è il compleanno di George. Ieri sera gli hanno organizzato una festa a sorpresa, ma io ero troppo stanco e non sono sceso.
Stamane ci hanno fatto vedere la casa natale del Grande Leader Kim Il Sung, casa di contadini, molto semplice. Il padre di Kim Il Sung era un martire della lotta contro l'imperialismo giapponese. E già all'età di 4 anni Kim Il Sung scriveva circa la libertà e l'UNITÀ del popolo coreano.
Poi abbiamo visitato l'arco di trionfo, è l'arco di trionfo più grande del mondo: è megagalattico!!! Sono veramente strabiliato! Da solo vale una visita a Pyongyang.
metro.jpg Per spostarci oggi abbiamo usato anche la metropolitana; ci hanno fatto salire in una stazione e ci hanno fatto scendere in quella successiva. Le due stazioni che abbiamo visto erano molto belle, piene di mosaici, uno dei quali vedete nella foto affianco, e bassorilievi artistici, e illuminate da eleganti lampadari, e pertanto infinitamente più belle di qualsiasi stazione di metropolitana di Paris o London. Non c'è motivo di dubitare che anche alcune altre stazioni della metropolitana di Pyongyang siano altrettanto belle, un pò come a Mosca per esempio, dove pure le stazioni del centro sono delle vere opere d'arte. In più le stazioni della metro di Pyongyang sono molto profonde sottoterra, e ci è stato spiegato che la metropolitana in caso di necessità può trasformarsi in rifugio antiatomico.

Il resto della mattinata l'abbiamo trascorso nella visita al Museo della Lotta Contro l'imperialismo. È molto grande: copre una superfice maggiore di 5 ettari e per visitarlo tutto non basta un giorno intero. Noi purtroppo ci siamo potuti trattenere là solo un paio d'ore, ma ce ne siamo fatti un'idea abbastanza completa. È pieno di tavole esplicative di tutti i generi, di foto, di reperti, di originali di testi e di armi; è molto vario e in un'apposita sala c'è perfino un grande diorama circolare in 3D, raffigurante le fasi principali della guerra contro gli americani, che i visitatori ammirano su una piattaforma girevole posta nel mezzo.

Pranzo in albergo e POMERIGGIO al fiume; ci hanno fatto visitare la nave spia americana Pueblo, colta sul fatto dai coreani mentre svolgeva le sue illecite attività e sequestrata con tutto l'equipaggio. Per riavere indietro l'equipaggio gli USA hanno dovuto ammettere l'illecito e fare atto di ammenda di fronte alle Nazioni Unite, un vero orgasmo per l'orgoglio nazionale coreano.
Il resto del pomeriggio lo abbiamo trascorso a rilassarci in un altro albergone internazionale di Pyongyang, apparentemente tenuto meglio di quello in cui eravamo alloggiati noi. Io, Paul, Yoshi e Robert ci siamo rifocillati con zuppa e caffè, spendendo solo € 1,80 a testa.

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La SERA ci hanno portato allo stadio ed abbiamo potuto assistere ai giochi di massa ARIRANG. Praticamente c'erano più figuranti che spettatori. Di fronte alla tribuna, al di là del campo di gioco, c'era un'altra tribuna piena di figuranti che creavano gigantesche immagini maneggiando dei pannelli colorati; praticamente l'effetto ricordava quello dei pixel di un televisore. Nel campo da gioco enormi schiere di danzatori creavano spettacolari coreografie in stile socialista, che esaltavano i Grandi Leader e rievocavano la lotta contro l'imperialismo, l'orgoglio nazionale (vedi ad esempio la foto affianco), l'importanza dell'infanzia e tutte le grandi conquiste del popolo coreano, senza omettere il suo grande anelito verso l'unità. Al di là dei contenuti, posso affermare senza ombra di dubbio che è il più bello spettacolo umano a cui abbia mai assistito fino a quel momento.
A cena, dopo lo spettacolo, siamo andati in un ristorante a festeggiare gli americani, che avevano concluso la loro vacanzetta di meno di 4 giorni e l'indomani dovevano partire.

24 aprile, GIORNATA IN CAMPAGNA

MATTINO. In albergo abbiamo salutato gli statunitensi in partenza. Ho chiesto a ciascuno di loro di inviarmi le loro 4 migliori fotografie e gli ho dato il mio indirizzo di posta elettronica, ma nessuno di loro si è poi scomodato a farlo.
Poi, col solito pullmann, lungo trasferimento fino ad una località dove, durante la guerra di Corea, gli statunitensi massacrarono 350.000 civili. Visita a un MUSEO DELLE ATROCITÀ AMERICANE CONTRO LA POPOLAZIONE COREANA. tortura.jpg È praticamente un museo di immagini; si vedono una grande quantità di foto B/N che documentano ogni genere di possibile espressione della cattiveria umana. Laddove le foto non sono disponibili, ma si conosce quali atrocità gli americani hanno perpetrato in una specifica occasione, allora si è fatto ricorso a quadri; a lato ad esempio il quadro che descrive un modo frequente di torturare i prigionieri al fine di estorcergli delle informazioni.
A poca distanza dal museo, nello stesso villaggio, ci sono un paio di mausolei contenenti i resti di parte delle vittime; i mausolei hanno l'aspetto di tumuli tradizionali preistorici; noi abbiamo reso omaggio al sacrificio e alla memoria di tutte quelle povere vittime civili inchinandoci di fronte ai tumuli e deponendo dei mazzi di fiori su di essi.
A poca distanza dai tumuli ci hanno fatto visitare due capannoni in muratura dentro i quali durante la guerra gli americani hanno bruciato vivi le donne e i bambini del villaggio. Agghiacciante; mi domando come si sarebbero sentiti gli americani che sono partiti stamattina, se gli fosse stato mostrato tutto questo.

PRANZO in un ristorante di zona. Interessante conversazione di Alejandro Cao de Benos con i giornalisti spagnoli circa le linee guida del Governo della DPRK per l'unificazione. Prima di pranzo spiega anche i motivi di tutte le misure di sicurezza che ci circondano: «Io sono l'unico straniero a tutt'oggi ammesso a lavorare per il governo della DPRK. Qui ci vogliono anni per conquistare la fiducia di questa gente, ma basta un solo giorno per perderla!».

vecchio.jpg POMERIGGIO spostamento in un altro villaggio e visita al museo di una cooperativa agricola modello. Molte foto dei Leader che parlano con i contadini, vanno incontro alle loro esigenze e li aiutano a sviluppare tecniche produttive più efficenti.
Visita anche a una villetta del tipo dato dal governo ai militari in pensione.
In un'altra casetta lunga intervista a un vecchietto che era uno dei dirigenti della cooperativa (nella foto affianco). Ho avuto l'impressione molto positiva che tutte le domande poste dai membri del gruppo e le relative risposte siano state tradotte senza censura alcuna, in un clima di serena franchezza.
Al ritorno a Pyongyang ci hanno portato a rilassarci in un altro albergone per stranieri; ci siamo presi un drink nel ristorante girevole al 47º piano.

25 aprile, LO STATO IN FESTA: MAESTOSE PARATE.

Oggi è finalmente giunto il momento di utilizzare per la prima volta il bel vestito sartoriale che ho fatto fare in Beijing. Mi sono vestito all'altezza del corpo diplomatico e la mattina ci hanno portato sul retro del palazzo governativo che si affaccia sulla piazza principale di Pyongyang. piazza.jpg Questa è l'unica piazza al mondo che ancora reca le gigantografie di Marx e di Lenin. Guardando la piazza verso il lungofiume, il palazzo dove sono appese le summenzionate immagini è quello a destra. Sul palazzo a sinistra invece, quello cioè contrapposto alle immagini di Marx e Lenin, sta una gigantografia del Presidente Eterno Kim Il Sung.
Prima di poter entrare nel palazzo abbiamo dovuto superare molti controlli, nessun problema però poichè non eravamo semplici turisti, ma in quanto membri della KFA, eravamo ricevuti come ospiti amici della DPRK e del suo governo. L'unico rammarico è che non ci hanno consentito di entrare con nessuna macchina fotografica, questo per evitare che qualche giornalista scorretto, come purtroppo ce ne erano anche nel nostro gruppo, fotografasse il Caro Leader Kim Jong Il con qualche inquadratura non confacente al suo ruolo.

Finalmente ci hanno fatto accomodare nella parte destra della tribuna principale, quella riservata ai pochi privilegiati ammessi ad assistere alla sfilata militare; praticamente eravamo solo noi, il corpo diplomatico e pochi altri pezzi grossi, per un totale di poche centinaia di persone. Il popolo non assisteva alla sfilata poichè ne faceva parte! Infatti in DPRK la sfilata militare è un evento di massa che coinvolge non solo i militari che sfilano, ma anche la gente, che crea una meravigliosa coreografia riempiendo tutta la piazza e facendo da sfondo alla sfilata.
Erano svariati anni che la sfilata militare non veniva fatta allo scopo di risparmiare carburante. E proprio quest'anno, in occasione della mia prima visita in DPRK, ho avuto il privilegio e la fortuna di assistere a quest'evento veramente indescrivibile per bellezza e per le emozioni che suscita. Hanno sfilato molti reparti e molti mezzi, tra cui certi autocarri speciali che trasportavano enormi missili. Mi sembrava di essere ritornato al tempo di Breznev, quando ero piccolo vedevo sui giornali foto in B/N delle analoghe sfilate militari dell'Unione Sovietica. Ma come è cambiato il clima da allora. Al tempo di Breznev il mondo infatti era stato tenuto per decenni sull'orlo dell'olocausto atomico, mentre ora invece celebravamo solo il 75º anniversario delle forze armate di una piccola fiera nazione che vuole solo difendere la propria indipendenza e la propria peculiarità, e che non ha certo l'intenzione di aggredire nessuno.
Applauditissimi da tutto il pubblico sono stati soprattutto i reparti delle soldatesse, tutte giovani e carine, (le ragazze coreane sono molto attraenti); sfilavano con una sobria gonna al ginocchio, che però, per effetto del "Passo dell'Oca" si alzava, sembrando una avvenente mini-gonna.
generale.jpg All'inizio della sfilata è arrivato anche il Caro Leader Kim Jong Il, che si è accomodato nella terrazza soprastante la tribuna, insieme ai membri del governo e ai generali. Prima di sedersi Kim Jong Il si è affacciato e ci ha lungamente salutato agitando la mano, guardandoci quasi uno per uno con quel suo sorriso luminoso che infonde tranquillità e fiducia. Sono fiero di aver visto dal vivo a distanza ravvicinata e salutato una delle grandi personalità del Terzo Millennio, per l'occasione efficacemente raffigurato nell'immagine a destra come Comandante in Capo delle Forze Armate.

PRANZO ABOMINEVOLE all'hotel Sosan; purtroppo nel nostro albergo non si mangia mai bene; ma oggi il cibo era talmente orribile che sento il bisogno di raccontarlo. Ci hanno portato: cavolo freddo ultrapiccante (immangiabile); verdure fritte fredde, non più croccanti; pasta in brodo freddissima (una vera zozzeria); coscio di pollo lessato probabilmente il giorno prima e riscaldato (altra zozzeria); bicchiere di gelato e tazzetta di caffè, uniche due cose accettabili. La COLAZIONE era stata altrettanto ABOMINEVOLE: fettine di arrosto e verdura fritta del giorno prima; pane e burro a volontà, ma niente marmellata; e niente altro che un buon caffè lungo con un po' di latte in polvere.

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POMERIGGIO Sempre in occasione del 75º anniversario delle Forze Armate, nel pomeriggio ci hanno portato a visitare un evento singolare: l'Esposizione Floreale, singolare manifestazione che si svolgeva all'interno di un grande padiglione. Tanti diversi espositori avevano allestito dei banchi delle dimensioni all'incirca pari a quelle di un mercato rionale nostrano, sui quali avevano creato con i fiori dei piccoli monumenti alle Forze Armate; ne potete vedere un paio nelle foto. In quello in basso, oltre a un paio di residuati bellici incorniciati, c'è un plastichetto che riproduce uno dei monumenti nazionali più venerati della DPRK: la casa natale di Kim Il Sung.
Noi ci siamo potuti mischiare ai numerosi visitatori e abbiamo potuto riprendere intere famiglie coreane, orgogliose di farsi fotografare di fronte all'intera iconografia che esaltava il loro poderoso apparato militare.fiori2.jpg Anche dopo la visita ci hanno consentito di uscire dall'edificio e di gironzolare un po' all'esterno, bellissima giornata, temperatura mite, con tutte le famiglie vestite a festa che si godevano il giorno di vacanza.

SERA, nella stessa piazza della parata militare, e con più o meno le stesse modalità di accesso, abbiamo assistito alla PARATA DELLE TORCE, uno spettacolo indimenticabile. Una fiumana di civili che sfilava tenendo delle fiaccole in mano e con esse creava meravigliose coreografie e scritte. Le scritte naturalmente erano in coreano, ma più o meno ormai abbiamo imparato quali sono i contenuti. Fantasmagorico gran finale di fuochi d'artificio.

26 aprile, altra giornata memorabile.
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La MATTINA, superando altri strettissimi controlli di sicurezza, con i nostri vestiti più eleganti, ci hanno fatto visitare IL MAUSOLEO DI KIM IL SUNG. Un edificio difficile da definire in poche parole; dire monumentale o gigantesco è dire poco; definirlo faraonico è fuorviante, data la sua straordinaria sobrietà e chiamarlo semplicemente marmoreo sarebbe ancor più riduttivo; si tratta di una costruzione che per le sue dimensioni, la sua fattura, il suo contenuto e la sua importanza, non si può che definirla MEGAGALATTICA!

Straordinarie le misure di sicurezza all'ingresso: oltre al normale metal-detector c'era anche un sofisticato apparecchio giapponese che "annusava" la presenza di esplosivi addosso alle persone: praticamente ti facevano passare dentro un rettangolo metallico simile a un metal detector, ma con dei buchi ai lati che soffiavano aria sulle persone che passavano. Dalla parte opposta c'erano altri buchi che aspiravano l'aria che era passata addosso ai visitatori, e ne analizzavano le particelle in sospensione. E c'era persino una macchina che puliva le suole delle scarpe dei visitatori!
All'interno del mausoleo c'erano solo sale gigantesche e corridoi talmente ampi che ci sarebbe potuto passare un TIR. Ci hanno subito portato in una sala con una statua del Grande Leader a grandezza naturale, talmente realistica che pareva di essere ammessi alla sua presenza! Ci siamo inchinati di fronte alla statua, in segno di rispetto e con un sincero (almeno da parte mia) sentimento di ammirazione verso una persona tanto amata. Kim Il Sung è stato veramente un grande leader, adorato dal suo popolo e anche molto apprezzato a livello internazionale; in un'altra di queste sale infatti c'erano delle vetrine in cui erano state radunate tutte le onoreficenze a lui tributate: medaglie, targhe, lauree onoris causa, erano centinaia, provenienti da tutte le nazioni del mondo.
Nella sala principale del palazzo c'era un silenzio irreale: una suggestiva illuminazione da film di fantascenza esaltava la teca al centro della sala; all'interno la salma imbalsamata del Grande Leader attirava l'attenzione e l'emozione di tutti i visitatori, che venivano fatti scorrere intorno ad essa, prima di essere avviati all'uscita. In altre sale abbiamo potuto ammirare il suo vagone e la sua ultima auto, una berilina Mercedes Benz serie S, almeno esteriormente uguale a quella dell'incidente di lady Diana e Dody Al Fayed. In una delle ultime sale c'erano una dozzina di eleganti scrivanie dove i visitatori, prima di uscire potevano annotare qualcosa sul Libro degli Ospiti, note che venivano subito lette ed eventualmente tradotte dagli onnipresenti agenti dei servizi segreti.

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All'uscita del Mausoleo, la mattinata non era ancora finita: ci hanno portato a visitare il Sacrario dei Martiri della Guerra contro l'imperialismo giapponese. Si sale su una collina a poca distanza da Pyongyang e si accede al sacrario risalendo ampi gradoni lastricati simili a enormi terrazze, adornate da belle statue. Nella parte principale del sacrario ci sono le tombe, tutte con un mezzobusto del martire colà sepolto. Tra essi c'era pure la moglie di Kim Il Sung, morta all'età di 32 anni. Abbiamo incontrato una coppia di sposi che avevano scelto quello scenario per fare le foto del matrimonio, istituzione da loro inconsciamente e freudianamente intesa come martirio.

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DOPOPRANZO abbiamo effettuato un'altra trasferta extraurbana; in uno scenario di dolci colli coperti da quiete pinete abbiamo visitato le tombe ristrutturate del regno Koryo. Gli autentici tumuli risalenti a quel periodo erano stati valorizzati riproducendo perfettamente le strutture esterne, le cui originali erano andate perdute: una porta d'ingresso decorata, statue e steli con iscrizioni, tra cui quella in cui il sito risulta annoverato tra quelli censiti dall'Unesco. Nella foto una stele in tipico stile tradizionale cinese.
All'ingresso dell'area archeologica c'era una famiglia coreana che stava facendo un allegro pic-nic sotto i pini. Mangiavano, ridevano e un paio di soldati in libera uscita danzavano a suon di musica: un quadretto di serenità e spensieratezza familiare che contraddiceva l'immagine del paese diffusa dalla propaganda americana, tendente a raffigurare la DPRK come tetro luogo di costrizione e di tristezza. C'è stata una tesa discussione tra Jon, il cameramen spagnolo accreditato e De Benos: Jon voleva filmare la scenetta, ma De Benos glie lo voleva impedire, ligio al divieto tassativo di riprendere alcunchè di militare nel paese. Divieto peraltro difficile da rispettare, infatti, in un paese in armi come la DPRK, si vedono mezzi militari e soldati praticamente dappertutto.
arco.jpg Poco distante da là c'era anche un antico tempio buddista, tutto originale. Io, tediato dalla visita a troppi tempi buddisti in Cina, non sono nemmeno entrato e mi sono limitato ad attendere il gruppo all'esterno.
Al ritorno a Pyongyang ci siamo fermati a fare alcune foto allo spettacolare arco che rappresenta l'unificazione delle due Coree, uno dei monumenti più significativi di Pyongyang.
Al rientro al Pyongyang siamo andati a divertirci al Bowling, struttura tale e quale quelle che stanno pure in Europa, piena di bella gioventù che si divertiva. Io ho fatto un paio di partite con Chen, Mikhel e Valentin.

27 aprile, la "cinecittà", l'ospedale e i bambini.

A colazione una brutta notizia che mi ha rovinato la giornata: tre membri del gruppo hanno gli scarafaggi nelle loro stanze!
Di buon mattino abbiamo lasciato Pyongyang per visitare la Cinecittà coreana, il sito cioè dove girano i film nord-coreani. Ci sono alcuni edifici grandi, che ospitano uffici, archivi e quant'altro relativo alle produzioni, una ampia corte decorata tra l'altro con una bella statua bronzea di Kim Il Sung, e un'altra area dove hanno riprodotto un villaggio nello stile e con l'iconografia della Corea al tempo dell'occupazione delle forze armate statunitensi; si vedevano infatti poster di film western e insegne di locali a luci rosse. culle.jpg Il villaggio era in muratura, pertanto si può supporre che abbiano previsto di girare molti film di quel soggetto. C'era anche un magazzino costumi, ricco di abiti in stile medievale, per cui devono aver girato, o quantomeno hanno previsto di girare anche film ambientati al tempo del Regno Koryo.

Poi siamo tornati a Pyongyang dove ci hanno portato all'interno dell'ospedale ginecologico, un nosocomio dotato di attrezzature moderne, la cui pulizia potrebbe essere un buon esempio per molti ospedali in Italia e in altre parti del mondo. Il pavimento della hall è di una bellezza mozzafiato per un'ospedale. Ci hanno fatto visitare molti reparti e laboratori di analisi, in cui vero personale era al lavoro su veri pazienti. Nella foto a destra si vede un infermiera al lavoro con dei bambini prematuri. L'impressione è di un ospedale di buon livello; se anche gli altri ospedali nella Corea del Nord sono così, bisogna dire che la sanità in DPRK ha poco da invidiare all'Europa.

Prima di pranzo abbiamo potuto acquistare regalini e ricordini in un negozio di souvenir; io ho comprato due pacchetti di sigarette coreane e due dischi di Ram Chang, una cantante coreana molto popolare che si vede spessissimo in televisione.
A pranzo De Benos si è lamentato del servizio del ristorante dell'albergo.

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Abbiamo trascorso il pomeriggio presso il Palazzo dei Bambini, enorme edificio sede di una specie di doposquola della gioventù di Pyongyang. Gigantesco ingresso contenente una riproduzione dello Space Shuttle, e lunghissimi gelidi corridoi marmorei, dai quali si accedeva a belle aulee riscaldate e molto accoglienti; molte avevano persino il parquet sul pavimento. Nelle aule si vedevano decine di classi impegnate in lezioni a carattere artistico: atelier di pittura e decorazione, lezioni di musica, canto e danza. Nella foto a sinistra la lezione di fisarmonica. Straordinario l'impegno dei ragazzini e delle ragazzine, che con i loro insegnanti si sono fatti in quattro per dare una immagine di grande preparazione, e ci sono riusciti. Hanno perfino organizzato un simpatico spettacolo musicale con i bambini che suonavano e cantavano in nostro onore.

La cosa più difficile in DPRK: spedire le cartoline! Quando hai trovato le cartoline che ti piacciono, e non è una cosa immediata, devi trovare i francobolli, e devi stare attento che l'importo sia giusto (come in ogni nazione, ma qui ci sono anche i problemi di incomprensione linguistica). Quando le hai scritte e provi ad attaccare i francobolli, TI ACCORGI CHE NON HANNO LA COLLA DIETRO! Difficile trovare qualcuno che abbia la colla. Poi devi andare a spedirle all'ufficio postale (non ci sono buche in giro). Io ne ho trovato uno all'interno dell'Hotel Koryo. Ma SU 20 CARTOLINE ME NE HANNO RIFIUTATE 4 POICHÈ AVEVO APPOSTO CAPOVOLTO IL RELATIVO FRANCOBOLLO!

Serata all'Hotel Koryo: mi sento da Dio! La povera Annemieke invece si è sentita male ed è ritornata al Sosan in taxi (accompagnata da una guida, ovviamente). Io sono andato a godermi la serata al "revolving restaurant" al 44esimo piano.

28 aprile, giornata ad alta tensione.

Di buon mattino ci hanno fatto visitare la Torre del Juche, forse il monumento più bello di Pyongyang. kiss.jpg È la torre in pietra più alta del mondo: a destra nella foto affianco, fotografata da piazza Kim Il Sung, la vedete svettare in lontananza. È alta 170 metri, all'interno c'è un'ascensore che ti porta su un terrazzino vicino alla sommità; sopra il terrazzino, la punta della torre consiste in una bella fiamma stilizzata di vetro, che di notte si accende e si vede da centinaia di km di distanza. La fiamma rappresenta il Juche, cioè l'ideologia che differenzia il comunismo nord-coreano dai fallimentari comunismi sperimentati nelle altre parti del mondo.

Ieri sera, mentre noi altri eravamo a rilassarci all'Hotel Koryo, un membro europeo del gruppo è uscito a fare un giretto da solo in Pyongyang; ha detto alla guida mr Chen che andava solo a fare il giro dell'isolato, ma invece si è allontanato ed è arrivato fino alla stazione ferroviaria; ha tentato di comprare qualcosa da un negozietto ed è rientrato, contravvenendo così alla principale regola che la KFA ci ha dato all'inizio del viaggio, e cioè che era vietato allontanarsi da soli. Oggi a pranzo De Benos, informato dalle guide che lo hanno seguito di nascosto, gli ha fatto un cazziatone, minacciandolo di denunciarlo o di lasciarlo in albergo per il resto del viaggio; tutto il gruppo ha assistito sbigottito e ammutolito. Nessuno ha preso le difese del "ribelle", poichè tutti sapevano che lui aveva infranto una regola spiegata molto chiaramente fin dall'inizio.

POMERIGGIO altra trasferta extraurbana. Ci hanno portato a visitare la grande diga che sbarra l'estuario di un importante fiume; ci hanno spiegato che è una delle cose di cui va fiero il popolo coreano, per gli sforzi che sono stati necessari per costruirla, ma soprattutto per la grande utilità del manufatto. La diga risolve infatti grandi problemi di navigazione e di irrigazione.
posto.jpg Al ritorno a Pyongyang, altra oretta nel summenzionato revolving restaurant. Poi ci hanno fatto fare una passeggiatina a piedi e ci hanno portato in una specie di birreria; strano posto, abbastanza disadorno, luce lugubre, svariate persone all'interno intente a chiacchierare e a bere birra; apparentemente si poteva solo bere, là dentro. Al tavolo della mescita c'era un posto messo in particolare risalto, che potete vedere nella foto qui vicino: tovaglietta ricamata, fiori, poltroncina imbottita comoda, telecamera di sorveglianza puntata su di essa e nessuno che ci si sedesse. Ci è stato spiegato che quel posto veniva venerato poichè tempo addietro uno dei Leader era entrato nel locale e si era seduto proprio là. Poi, all'ora di cena, ci hanno portato in un ristorante di lusso in cui abbiamo potuto gustare una specialità coreana: il cane! Ben diverso dal piatto di cane che avevo provato a Beijing: questo era ben cucinato in un paio di appetitose diverse preparazioni, e ci è sembrato piuttosto gustoso. E comunque era sempre meglio delle porcherie che ci servivano in albergo.
NOTTE vedo il mio primo e unico scarafaggio nella stanza: molto piccolo e veloce, penso che era solo di passaggio, ma certo è che poi sono rimasto molto preoccupato dalla possibilità che ce ne fossero degli altri.

29 aprile, fantastico museo!
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Lunga trasferta verso nord lungo un'autostrada deserta. Siamo arrivati in una zona montuosa e boscosa, sorta di colline alte coperte da un bosco di pini bassi (vedi foto a destra). Usciti dall'autostrada abbiamo percorso per un po' di kilometri una strada normale, fino a un parcheggio; poco distante un paio di edifici moderni con il tetto in stile pagoda, tutto colorato. Sono i musei in cui sono conservati ed esposti i regali pervenuti da tutto il mondo e diretti ai due grandi leader della nazione. Ci stanno migliaia e migliaia di pezzi; alcuni sono molto kitsch, e molti sono opere d'arte straordinarie, ma la maggior parte formano semplicemente la più grande collezione al mondo di oggettistica di valore, modernariato o semplicemente curiosità. Provengono da associazioni, enti locali, governi stranieri e semplici cittadini di tutto il mondo. lounge.jpg Purtroppo non era consentito scattare fotografie all'interno dei musei; nell'immagine a lato potete vedere l'ampio lounge all'aperto dove abbiamo trascorso una mezz'ora alla fine della visita dei saloni interni; la visita è durata solo un paio d'ore e ci hanno costretto a visitare i saloni molto di fretta, un vero peccato poichè ci vorrebbero un paio di giorni per vedere con attenzione tutti gli oggetti. Sono riuniti in grandi sale marmoree, in teche di vetro pulitissime e valorizzati da una suggestiva illuminazione. Quei musei sono veramente dei monumenti mondiali all'amicizia e all'arte. Per proteggerne il contenuto da possibili attacchi aerei americani, che in altri paesi non si sono mai fatti scrupolo di distruggere importanti unici siti archeologici ed edifici storici, i due musei sono contenuti all'interno di colline opportunamente scavate. Gli edifici che si vedono all'esterno sono solo l'ingresso dei musei, che sono immensi e si estendono principalmente sottoterra. Anch'io, quando le mie disponibilità finanziarie me lo permetteranno, vorrò contribuire con un dono.

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Terminata la visita ai musei, abbiamo fatto un simpatico pic-nic nelle vicinanze, immersi nella natura e accomodati tra i massi del greto di un torrente in secca.
Dopo pranzo, in zona, ci hanno portato a visitare un altro tempio buddista, caratterizzato dalla presenza di una biblioteca piena di testi antichi (foto a destra). Tra questi originali c'è pure una copia: si tratta della copia del testo stampato più antico che si conosca (l'originale si trova a Parigi).
La sera, in albergo, stanco, comincio ad avere un po' di nostalgia di casa e della mia compagna.

30 aprile, ultimo giorno in DPRK.

Al mattino visitati altri due enormi edifici marmorei: la Biblioteca Nazionale e il Palazzo dell'Assemblea Nazionale.
Nella biblioteca, aperta a tutti, sono conservati circa 30 milioni di volumi provenienti da tutte le parti del mondo e sufficenti per creare in uno studente un panorama culturale internazionale e sufficentemente ampio. Tra questi 30 milioni di libri, ci stanno pure 18000 opere di Kim Il Sung, tra libri, articoli, testi vari e semplici lettere. Uomo di cultura enciclopedica, Kim Il Sung ha scritto di tutto e per i coreani è tutt'ora un importante punto di riferimento culturale.
carpet.jpg La visita all'Assemblea Nazionale non mi ha entusiasmato troppo, forse poichè comincio ad essere un po' stanco di giornate così intense e di un così stretto controllo da parte del sistema.
Ho però ammirato in una delle sale un gigantesco tappeto verde, che mesi dopo riconoscerò in TV, durante un servizio circa i colloqui di pace tra Kim Jong Il ed il presidente della Corea del Sud, durante la visita da quest'ultimo effettuata a Pyongyang nel settembre del 2007.

Dopo il pranzo in albergo ci hanno fatto visitare una scuola, ed abbiamo visto le aulee piene di ragazzi, e i loro sguardi incuriositi da questa strana intrusione di persone dalle fattezze occidentali. Anche in questa scuola avevano organizzato un simpatico spettacolino musicale, alla fine del quale abbiamo potuto persino danzare con delle ragazzine minorenni, un'esperienza umana insolita, bella e simpatica, ma anche un po' imbarazzante.
statue.jpg E dopo la scuola, sempre in Pyongyang, abbiamo trascorso una mezz'ora in un piazzale pieno di statue monumentali, fatte benissimo, tutte celebranti le forze armate e il loro sforzo contro gli imperialismi. Da sola vale una visita a Pyongyang.
Siamo praticamente arrivati alla fine del viaggio: dopo aver visitato un altro paio di negozi di souvenir, abbiamo concluso il nostro ultimo giorno in DPRK con una bella cena nel ristorante girevole dell'Hotel Koryo, che ormai conosciamo bene. De Benos non è con noi: lo vediamo cantare in coreano durante una trasmissione televisiva in diretta!

Conclusione cinese.

Eccoci giunti all'epilogo di una delle esperienze di viaggio più significative della mia vita, e probabilmente irripetibile, data la movimentata situazione internazionale; è probabile infatti che tra pochi anni lo sforzo del Popolo Coreano verso la Riunificazione verrà coronato da successo, ed allora sicuramente tutte le straordinarie peculiarità della DPRK volgeranno al termine.
Il 1 maggio 2007, mentre Pyongyang e tutto il mondo festeggiavano la Festa del Lavoro, di buon mattino noi siamo andati all'aeroporto e siamo partiti. Nel gruppo c'erano alcuni giornalisti sleali, che si erano intrufolati nella KFA come semplici turisti. Dopo un viaggio nel quale hanno solo cercato conferme ai loro pregiudizi, se li sono riportati indietro tutti interi nella loro negatività, incapaci di apprezzare tutto quanto di buono il popolo coreano ci ha offerto. Io ed altri invece siamo tornati enormemente arricchiti da questa esperienza e pertanto colgo anche quest'occasione per esprimere la mia riconoscenza alla KFA e al Comitato per le Relazioni Culturali con le Nazioni Straniere, nella persona del suo presidente, il gentilissimo sig. Ryu Sung Rim, uomo di gran classe, per avermi dato quest'opportunità di crescita spirituale.
Un ringraziamento anche alle guide, che hanno fatto il loro lavoro con professionalità, gentilezza e discrezione.

L'ottimo IL 62 della Air Koryo ci ha riportati a Beijing. È stata la mia seconda visita in Cina e il mio terzo arrivo nella capitale cinese. Ho trascorso là ancora qualche giorno, allo scopo di completare lo shopping: volevo portarmi in Europa tutta una serie di souvenir e regalini ingombranti.

TOTALE FOTO scattate 1537

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