Introduzione

Erano anni che pensavo ad un viaggio in Antartide. Il mio obiettivo in effetti era visitare tutti i continenti della Terra, e dopo il viaggio in Cina e Corea del 2007, mi mancava solo l'Antartide. Dapprima, tramite le conoscenze di Daniela, ho provato ad intrufolarmi nello staff della Missione Italiana in Antartide, ma poi ci ho dovuto rinunciare poichè il governo gli ha tagliato i fondi, e pertanto invece di assumere nuovo personale, hanno dovuto licenziare parte di quello esistente e ridurre drasticamente tutti i programmi previsti.

Non mi rimaneva quindi che andarci privatamente. Ho fatto delle indagini su Internet ed ho scoperto un'organizzazione logistica che praticamente ha il monopolio delle spedizioni private in Antartide: si chiama Antartic Logistics ed Expeditions, è di proprietà di 2 inglesi e 2 indiani ed è diretta prevalentemente da manager inglesi e statunitensi.

In Punta Arenas

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Ho comprato un volo di linea che il 7 dicembre 2008 mi ha portato a Punta Arenas, cittadina della Patagonia Cilena all'estremo sud dell'America. Punta Arenas è una amena cittadina di baracche di legno rivestite di lamiera; nel centro ci sono edifici in muratura ed è caratterizzata dalla presenza di enormi tuie potate ad arte.

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In Punta Arenas ho alloggiato in una modesta pensione tenuta da una simpatica vecchietta. Ho preso contatto con lo staff di A.L.E, che mi ha noleggiato parte dell'attrezzatura, tra cui un fantastico sacco a pelo della North Face testato fino a -40°! Poi ho aspettato ancora qualche giorno che le meteo in Antartide rendessero possibile il volo; nell'attesa ho fatto delle grandi passeggiate esplorando Punta Arenas ed i suoi ristoranti. Ho mangiato del cibo straordinario, introvabile in Europa: la manta! ... il guanaco! ... il gelato di hierba mate! ... e il krill, il cibo delle balene!!!
Ho anche visitato il cimitero della città straordinariamente bello con le sue centinaia di tuie potate a cipresso, con la punta rotonda: uno dei 5 cimiteri più belli del mondo!

In Antartide

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Il 12 dicembre mi hanno imbarcato in un grande quadrimotore da trasporto Ilyushin 76, che mi ha portato in Antartide insieme ad un'altra trentina di avventurieri internazionali. C'erano anche 4 scienziati coreani che andavano in Antartide a cercare meteoriti. Dopo un volo di 4 ore l'Ilyushin è atterrato su una pista di ghiaccio a Patriot Hills, a 80° di latitudine sud, nel cuore del Continente Antartico: vedi foto. Un posto così isolato ed inospitale che non ci arrivano nemmeno le foche e i pinguini. Sono uscito dall'aeroplano vestito per 40 gradi sottozzero, ma non faceva così freddo: ci hanno fatto camminare per circa un kilometro su una immensa pianura di ghiaccio fino al campobase, ed io ho cominciato subito ad avere troppo caldo, poichè ero troppo coperto.

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Il campo base è un accampamento di tende, vedi foto: il personale dello staff, che sta là tutta la stagione, e cioè più di 2 mesi, ha piccole tendine individuali arancioni. A noi clienti invece anno assegnato delle spaziose tende a 2 posti; ciascuna tenda ha il nome di un esploratore polare; la mia si chiamava De Gerlache, e per fortuna ero l'unico occupante. Dentro la tenda i letti erano formati da un paio di materassi singoli sovrapposti, coperti da un normale lenzuolo, su cui erano appoggiati il summenzionato sacco a pelo e il cuscino. Le tende sono speciali tende polari, a doppio strato, ultraresistenti al vento, con lo strato esterno che si allarga appoggiato per terra, e che viene coperto dalla neve, al fine di impedire al vento di sollevarlo. Io ho subito applicato all'esterno un termometro, che non è mai sceso al di sotto di -15°C, anche nelle giornate più ventose. All'interno della tenda la temperatura oscillava tra lo zero e i -6°C.

Il resto dell'accampamento era formato da un container metallico contenente l'ufficio meteo e comunicazioni, da alcuni container e tendoni contenenti l'attrezzatura logistica e viveri non deperibili, da un paio di tendoni dove si riuniscono le guide, da un paio di tende-latrina, da una tenda-doccia, da una tenda-ambulatorio e da un grande tendone adibito a mensa e soggiorno diurno per tutti. Inoltre c'erano tre gatti delle nevi piccoli e due grandi, questi ultimi adibiti anche a trattori e spazzaneve. C'era anche una specie di slitta che sorreggeva una specie di caravan-laboratorio che veniva usato soprattutto per effettuare l'esplorazione e la mappatura dei crepacci.

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Durante i primi 5 giorni il tempo è stato ottimo, e mi hanno fatto fare tutte le attività previste dal mio programma: giri in gatto delle nevi, passeggiate in montagna con picozza e ramponi, escursioni in sci da fondo e trasvolate con i Twin Otter. Questi ultimi erano 3 aeroplani bimotori usati prevalentemente per portare e riprendere le varie spedizioni dirette al monte Vinson e al Polo Sud. Il Twin Otter è un aeroplano molto popolare in Antartide, poichè può atterrare e decollare con i pattini sulla neve in soli 40 metri.

Il gatto delle nevi salta in velocità sui sastrugi, cioè le irregolarità della neve scolpita dal vento, e pertanto è scomodo come andare sul dromedario: bisogna tenersi bene e stare attenti poichè si potrebbe subire anche un contraccolpo alla spina dorsale.
ellsworthm.jpg Le escursioni in montagna e le trasvolate con i Twin Otter invece sono state entusiasmanti, poichè mi hanno fatto godere appieno del fantastico panorama di neve e montagne dell'Antartide, l'ultimo continente incontaminato della Terra. Non riesco a esprimere con le parole tutta la felicità e le emozioni che tale vista mi ha suscitato. Dopo pochi giorni maturava in me la consapevolezza di aver aquisito il mio obiettivo: ero in Antartide; ho visitato tutti i continenti della Terra; sono il primo della famiglia ad aver visitato tutti i continenti della Terra! Ora mi sento più completo e più ricco, una ricchezza che nessuno può più togliermi: le cose che ci mettiamo dentro ci arricchiscono di più di quelle di cui ci circondiamo.

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Il 16 dicembre 2009 io praticamente avevo già fatto tutto quello che il mio programma prevedeva, e già sarei tornato. Invece è venuto il maltempo e l'aereo che avrebbe dovuto riportarci indietro a Punta Arenas non poteva atterrare. O troppe nuvole, o troppo vento, o tutti e due. Sono rimasto bloccato a Patriot Hills giorni e giorni. Quando fuori c'era la bufera mi ritrovavo circondato dal bianco: non si vedeva nient'altro che bianco in tutte le direzioni, visibilità limitata a 3 metri scarsi: le guide mettevano delle file di bandierine per tracciare il percorso dal tendone-mensa alle toilets e alle tende, per evitare che qualcuno si perdesse e morisse congelato ... a 10 metri dall'accampamento.

Chiaramente con un tempo simile passavamo le giornate prevalentemente nel tendone-mensa, riscaldato dalle cucine tipo ristorante. Io e gli altri ospiti trascorrevamo le giornate leggendo, scrivendo, chiacchierando e mangiando. Il personale dello staff si è fatto in 4 per cercare di farci trascorrere quelle giornate nel miglior modo possibile. Hanno organizzato un torneo di scacchi e uno di ping-pong: il primo è stato vinto da Dave Hahn, una guida alpina professionale e il secondo da Marco Rigobon, un alpinista della Padania. La sera organizzavano delle "letture" con proiezioni, tutte invero molto interessanti: l'allevamento dei cani da slitta, la conquista dell'Everest, le esplorazioni antartiche ecc. ecc. Siccome la maggior parte dello staff era inglese non poteva mancare la patetica storia dell'eroico capitano Scott, cui ovviamente hanno dato un risalto addirittura esagerato. A natale lo staff ha anche organizzato una spece di festa, spartana ma simpatica.

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Le cucine ci somministravano colazione pranzo e cena: giovani cuochi bravi che producevano ottimi pasti con cibo vario e gustosissimo; si poteva non mangiare mai la stessa cosa, anche se io il salmone non me lo facevo mancare mai; veramente "rancio ottimo e abbondante". Un giorno hanno anche cercato di fare la pizza, forse l'unico cibo che io mi sono guardato bene dall'assaggiare. Tutto cibo molto vario e gustoso, ma non buono per la salute: i grassi ricchi di colesterolo infatti abbondavano. Alcolici venivano serviti solo la sera: vinaccio in cartoni tipo Tavernello e birra in lattine Austral, buona, prodotta a Punta Arenas.

Interessante il Libro degli Ospiti del campo di Patriot Hill, ho lasciato la mia traccia tra le tante, tra cui alcuni personaggi straordinari che mi dispiace non aver incontrato, poichè sono stati là molto prima di me: le prime donne a sciare fino al Vinson e a scalarlo e ... Wendy Booker, prima persona al mondo con la sclerosi multipla a scalare il Vinson.

Di nuovo in Cile, e ritorno in Italia

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Il 26 notte finalmente l'Ilyushin è potuto atterrare a Patriot Hills, e il giorno 27 ero nuovamente a Punta Arenas. Seconda volta in vita mia in Patagonia, seconda volta in Cile, quarta volta in Sudamerica. Ho nuovamente preso alloggio al Coiron, la summenzionata pensione e mi sono subito attivato per il volo di ritorno in Europa, ma non è stato facile, poichè a causa del ritardo la mia prenotazione era passata e i voli erano tutti pieni poichè era periodo di feste.
Il 28 pomeriggio sono andato a visitare l'Estancia San Gregorio, una immensa fattoria semi abbandonata 120 km a nord di Punta Arenas; mi interessavano i relitti di due vecchie navi abbandonate sulla spiaggia dello Stretto di Magellano; nell'immediato entroterra ho vissuto l'immensità erbosa e ventosa della Patagonia, vedi foto. pinguino.jpg Poi ho fatto autostop per tornare a Punta Arenas: dopo solo 10 minuti sono stato caricato da una coppietta di olandesi, che hanno anche fatto una interessante deviazione fino al Seno Otman per vedere una colonia di pinguini, vedi foto. Il Seno Otman è un golfo che si trova a NW di Punta Arenas.

Il 29 sera ho potuto finalmente prendere un volo LAN per Santiago del Cile, dove sono arrivato alle una di notte. Mi sono finalmente concesso una notte in un albergo a 4 stelle, meritatissima dopo settimane di disagi, e il giorno dopo ho fatto una bella passeggiata nella zona NE di Santiago, in cerca di buon vino da regalare a Daniela. Ho anche visitato il cimitero, e nel medesimo ho visto la tomba di Salvador Allende. In serata sono partito per l'Europa e finalmente, dopo uno scalo a Madrid, alle ore 18.30 del 31 dicembre sono atterrato all'aeroporto di Fiumicino, dove ho trovato Daniela ad attendermi.

Considerazioni finali

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Se devo fare un bilancio di questa esperienza metto sicuramente nel lato positivo la piena riuscita della mia impresa: ho raggiunto in pieno il mio obiettivo, ho avuto tutto ciò per cui avevo pagato e mi sono trovato nelle condizioni che mi erano state descritte, senza brutte sorprese. Tra le cose più positive di questa esperienza c'è il fatto che ho conosciuto alcuni tra i più grandi alpinisti della Terra: c'era una signora norvegese di circa 55 anni che ha scalato il Vinson e l'Everest; c'era una guida canadese di lingua francese capace veramente di trasmettere l'amore per la montagna e la passione per la sfida estrema con se stessi che ti porta a scalare l'Everest; ho conosciuto svariate persone che con la scalata al Vinson avevano ultimato i "7 Summits"; nella foto mi vedete con Marco Rigobon e Davide Tosolini, due alpinisti col piumino blu che hanno scalato il Vinson e l'Aconcagua; e nell'altra foto con Greg Benatar, sudafricano, che ha scalato il Vinson, e con il grande Dave Hahn che ha scalato 10 volte il monte Everest ed è stato 23 volte sul Vinson, record mondiale, un primato che rasenta la follia.

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Comunque i miei "compagni di tendone" non erano solo montanari; io sono arrivato in Antartide insieme a un gruppo di maratoneti globali che girano il mondo facendo maratone; in Antartide essi hanno corso la Ice Marathon & 100k. Tra loro una coppia di finlandesi, un preside dell'Alabama, alcuni inglesi, uno che veniva dalle baleari con la moglie olandese e una dottoressa di origine indiana. E c'era anche un gruppo di 4 coppie di giapponesi anziani, che erano là per volare al Polo Sud; e c'erano anche un paio di russi.

In questo viaggio ho imparato un po' di cose su me stesso:

Per completezza non posso non accennare anche ai lati negativi di questo viaggio. A monte di tutto ho sofferto per la prolungata mancanza di Daniela: viaggiare per piò di 10 giorni senza di lei mi fa star male. Non citerò il freddo, che, come ho già accennato è stato molto inferiore alle previsioni e sopportabilissimo. Il vento, perenne, forte e a raffiche mi ha dato fastidio più in Patagonia che in Antartide. Devo invece citare le condizioni di estremo disagio della vita nel campo base a Patriot Hill, condizioni vergognose se rapportate alla ingente cifra che abbiamo dovuto sborsare per la spedizione. Latrine gelide ammorbate da una puzza orrenda; inoltre lontane dal tendone-mensa: dovevi percorrere 200 metri nella bufera per andare a pisciare. Non c'era nemmeno un ambiente riscaldato in H24: lo stesso tendone mensa era riscaldato bene solo di giorno dal calore delle cucine, ma se non riuscivi a dormire e ci andavi tra la mezzanotte e le 6 del mattino, ti dovevi tenere addosso tutti gli strati come se stessi scalando il Vinson.
Un altro disagio ripetuto e snervante, ma non dipendente da A.L.E, consisteva nell'appannamento della maschera da sci.

Praticamente impossibile lavarsi decentemente: pretendono che uno si lavi con un litro di neve squagliata per volta, o con salviettine umidificate; in tutti quei giorni che sono stato là mi hanno concesso solo 2 docce, e anche quelle in condizioni di estremo disagio. La poca acqua disponibile viene ottenuta squagliando la neve: si tratta quindi di acqua demineralizzata che non toglie il sapone dalla pelle e pertanto lavarsi è molto problematico. Ma la cosa che mi ha dato più fastidio è il cibo scaduto. Praticamente tutte le ottime pietanze servite dalla mensa sono cucinate utilizzando derrate alimentari scadute, conservate costantemente congelate in una caverna scavata nel ghiaccio. Quando ho fatto notare a Rigobon che i pacchetti di crackers erano scaduti nel 2007, lui mi ha risposto: «E ti lamenti?!? A noi sul Vinson ci hanno dato del prosciutto scaduto nel 2001!»

In questo viaggio ho fatto alcuni video e circa 400 fotografie con la mia fantastica Kodak Z1275 da 12 megapixel.

Première antartiche

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